di Maria Chiara Arata
Previdenza, abbiamo l’approccio più corretto?
Il contesto in cui viviamo ci presenta uno scenario molto chiaro, dove il ritardare l’accesso alla tanto agognata pensione viene reso necessario dall’allungarsi delle aspettative di vita , causando il tardivo accesso al lavoro da parte dei giovani. I giovani si sentono quindi incoraggiati ad allungare la propria carriera scolastica posticipando di fatto l’accesso alla “vita adulta” di qualche anno.
Lo scenario fin qui descritto, per quanto semplificato, rende immediatamente ovvie le motivazioni per cui la capacità di risparmio nei primi anni di vita siano bassissime e non prevedibili; le preoccupazioni più impellenti offuscano rendendo poco urgenti le necessità previdenziali future.
Lo stato di incertezza in cui verte la società di oggi nei confronti del futuro pensionistico, spinge all’assunzione di due diversi atteggiamenti contrapposti: l’immobilismo oppure l’iperattivismo.
Ogni consulente si trova quindi di fronte a una situazione molto complessa perché la sensazione di incertezza porta a inibire non solo le scelte ma anche l’ascolto e rende il suo ruolo estremamente importante dato che in un momento di confusione c’è la necessità impellente di una figura esperta in grado di guidare e illustrare le diverse possibilità di scelta.
Chiunque sia messo di fronte alla necessità di prendere una decisione riguardo il proprio futuro previdenziale tenderà a prendere in considerazione opinioni derivanti dai media o dal circolo dei conoscenti, non necessariamente però queste informazioni terranno conto di tutte le informazioni disponibili sul mercato.
Per far un buon lavoro è necessario individuare i veri bisogni del consumatore: i progetti che ha per la sua vita e la sua famiglia nel breve e nel lungo termine. Per fare questo è necessario basare tutte le consulenze su un ascolto attivo.
Ogni cliente ha un’aspettativa diversa e un linguaggio diverso, per ascoltarlo e parlare con lui è necessario adottare la forma di comunicazione più idonea cercando di abbattere le barriere di pregiudizio che solitamente pregiudicano prendere in considerazione un piano pensionistico futuro.
Sulla base di queste considerazioni è necessario essere coscienti dei modi in cui gli individui prendono le decisioni in ambito previdenziale; secondo la finanza classica infatti gli individui sono razionali, onniscienti e in grado di massimizzare la loro utilità.
Questo assunto lascia presumere che le persone siano in grado di prevedere il loro futuro ed i loro bisogni, nella realtà non è così. Non è possibile stimare l’andamento degli accadimenti futuri e generalmente le persone non sono in grado di pianificare attentamente il loro futuro.
Molto spesso non solo manca una preparazione di base, ma è necessario mettere in conto una serie di errori cognitivi ed emotivi, qui entra in gioco il tema della previdenza comportamentale: la materia trattata dal punto di vista del comportamento.
Avere un comportamento irrazionale è totalmente normale, tutti cerchiamo di adattarci agli eventi esterni che si verificano prendendo decisioni sulla base di sentimenti ed emozioni in tempo reale.
Nelle scelte previdenziali gli errori più comuni possono essere così riassunti:
- Inerzia: tendenza a non modificare le proprie scelte
- Ottimismo eccessivo: credere che in futuro si avverino delle condizioni migliori di quanto sia verosimile, e credere che saremo in grado di far fronte alle esigenze finanziarie una volta arrivati all’età pensionabile.
- Troppa fiducia in se stessi: troppa fiducia di generare in futuro alti redditi, o di essere in grado di vivere agevolmente affidandosi alla sola previdenza statale. Chi fa parte di questa categoria tende a non considerare il cosiddetto longevity risk, ossia la possibilità di sopravvivere ai propri risparmi.
- Procrastinare: tendenza a rimandare le decisioni e rifugiarsi nelle proprie certezze. Anche se si è consapevoli di dover attivare un piano previdenziale complementare, rimandare la decisione e aspettare fino a quando non sarà troppo tardi.
- Rimanere nello status quo: non cambiare la propria posizione anche se le situazioni esterne smentiscono le nostre credenze
Il ruolo delle neuroscienze ci spiega come sia totalmente normale cadere in questi errori comportamentali: il sistema limbico del cervello per esempio si attiva quando si ha una gratificazione immediata, è facile quindi capire perché tendiamo a procrastinare delle decisioni che ci obbligherebbero a rinunciare a qualcosa nell’immediato per far fronte ad un piano di accumulo.
Ci sono diverse strade percorribili per evitare di commettere degli errori, una prima strategia vede l’educazione finanziaria in prima linea, permettendo ognuno di noi di avere gli strumenti di base per prendere delle decisioni razionali, una seconda strategia invece è sicuramente affidarsi ad un consulente in grado di individuare e valutare gli atteggiamenti sopra citati.
Appare chiara l’importanza di una figura esperta che possa consigliare e disinnescare le trappole comportamentali più comuni, evitando così di incappare in pericolose scelte per la sicurezza finanziaria futura.